Due giorni di riscossa della classe lavoratrice
di Francesco Locantore
Stiamo
assistendo ad una estate calda con degli importanti segnali di riscossa
della classe lavoratrice. Venerdì lo sciopero dei trasporti e della
logistica indetto da Si Cobas, Cub e Sgb, che ha paralizzato i trasporti
pubblici in molte importanti città italiane – a Roma ha mandato la
città in tilt -, tanti voli cancellati per lo sciopero in Alitalia
indetto da Usb, Cub e altri, le consegne bloccate nei depositi merci,
dove si sono visti picchetti combattivi da parte di un settore della
classe in gran parte giovane e migrante. Oggi una manifestazione di
popolo di molte decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori convocati
a Roma dalla Cgil contro lo “schiaffo alla democrazia” della
reintroduzione dei voucher da parte del governo dopo aver fatto saltare
il referendum.
Il segnale di disponibilità alla mobilitazione, anche da parte di settori che non sono in prima linea al momento, come quelli che hanno sfilato sotto il caldo di Roma con la Cgil, è arrivato forte e chiaro. I pochi soggetti di MPD presenti nella manifestazione, sono stati contestati dai lavoratori, che hanno urlato: “non si esce dall’aula!”.
Il segnale di disponibilità alla mobilitazione, anche da parte di settori che non sono in prima linea al momento, come quelli che hanno sfilato sotto il caldo di Roma con la Cgil, è arrivato forte e chiaro. I pochi soggetti di MPD presenti nella manifestazione, sono stati contestati dai lavoratori, che hanno urlato: “non si esce dall’aula!”.
Rimane
il problema dei gruppi dirigenti del movimento sindacale e in
particolare della burocrazia confederale, che vorrebbe tenere divisi i
lavoratori e mal sopporta quelli che si mobilitano senza aspettare le
indicazioni delle segreterie dei sindacati maggioritari. La cosa
evidentemente gli è sfuggita di mano, vista l’adesione di massa agli
scioperi di venerdì.
Il
tema dello “schiaffo alla democrazia” lanciato dalla Cgil coglie il
segno delle politiche del governo Gentiloni, e prima di Renzi. Però la
Cgil omette di dire che la questione non è limitata al solo raggiro
sulla questione dei voucher, che dopo essere stati cancellati per
decreto in modo da evitare il referendum, sono stati reintrodotti, come
era facilmente prevedibile. Intanto lo schiaffo alla democrazia è stato
dato dalla stessa Corte Costituzionale quando ha deciso, con una
sentenza dal chiaro segno politico di classe, di non ammettere il
quesito referendario sull’abrogazione del Jobs Act e la reintroduzione
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La segreteria della Cgil
si è resa corresponsabile di questo esito quando ha deciso di
interrompere ogni mobilitazione contro il Jobs Act due anni fa,
lasciando in campo il solo strumento del referendum abrogativo che poi
non ha portato a niente.
Inoltre
lo schiaffo alla democrazia è quello che la borghesia vorrebbe mettere a
segno limitando il diritto di sciopero, di fronte alla riuscita degli
scioperi di venerdì, sostenuta da una vergognosa campagna contro i
lavoratori e le lavoratrici messa in campo dai mezzi di comunicazione di
massa, a cominciare da la Repubblica. Le dichiarazioni del ministro Del
Rio, di Gentiloni e di Renzi, che vorrebbero ulteriormente limitare il
diritto di sciopero nei servizi pubblici, sono gravissime. Il renzismo
ha sfondato ormai ogni argine democratico, ma non contento della
sconfitta subita con il referendum del 4 dicembre continua su questa
linea. Non crediamo che siano impazziti, ma è ormai evidente che la
strada della limitazione dei diritti democratici, in primis quelli dei
lavoratori come il diritto di sciopero, è l’unica possibilità che ha la
borghesia di far passare le politiche di austerità, i tagli alla spesa
pubblica, ai salari e alle pensioni.
Contro
queste politiche il movimento operaio, in modo unito e radicale deve
tornare a combattere con i suoi strumenti, a partire dallo sciopero
generale che va indetto quanto prima. Non basta, come sta facendo la
Cgil, una petizione per il rispetto della volontà popolare sui voucher e
sugli appalti, bisogna avanzare una piattaforma complessiva che
risponda ai pesanti attacchi dello Stato e dei padroni in questa fase e
vincere con la mobilitazione. È necessario anche un atteggiamento
unitario del sindacalismo di classe, ovunque collocato, senza settarismi
e primogeniture, che ha dimostrato anche venerdì la sua efficacia.
Noi
crediamo che bisogna avanzare con forza i temi della riduzione del
tempo di lavoro a parità di salario per redistribuire il lavoro
esistente e creare nuovo lavoro attraverso un forte intervento pubblico
nell’economia. Ne discuteremo nell’assemblea nazionale delle lavoratrici
e dei lavoratori di Sinistra Anticapitalista che si terrà a Brescia il
24 e 25 giugno prossimi.
Se
la sinistra non saprà cogliere nella prossima fase la rabbia sociale e i
segnali di disponibilità alla mobilitazione che vengono da importanti
settori della classe, lo farà qualcun altro indirizzandoli verso la
guerra tra poveri e la barbarie sociale.
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