giovedì 28 dicembre 2017

Truppe italiane in Niger: il regalo di Natale di Gentiloni

 di Franco Turigliatto

Guerra e migranti: il governo Gentiloni Minniti ha saputo fare anche peggio del suo predecessore Renzi, sebbene con uno stile più discreto. Prima con le scelte politiche estive di respingimento dei migranti in cui ha mostrato fino in fondo cinismo e inumanità ed ora con l’annuncio dell’invio di truppe in Niger. E’ questo il marchio distintivo con cui contende il campo alle forze xenofobe della destra, applicando le loro stesse misure. L’umanità è stata bandita, cinismo e ipocrisia sono diventati la sola moneta corrente. Come abbiamo scritto: “I deboli e fragili corridoi di passaggio dall’Africa all’Europa, già fortemente ridotti dalla chiusura dall’operazione “Mare Nostrum” col passaggio all’operazione Frontex (il cui nome già indica lo scopo di respingere i migranti), ma tenuti parzialmente aperti dall’azione delle organizzazioni umanitarie nel Mar Mediterraneo, dovevano essere definitivamente chiusi. I migranti dovevano essere rimandati nei lager libici e “la presunta invasione” dovrà essere fermata già prima, nei deserti. Il messaggio è fin troppo chiaro; chi fugge da una situazione insostenibile può morire, ma deve morire il più lontano possibile, lontano dai nostri occhi”.

Questo era l’obiettivo e questo è stato realizzato; è la reale politica dell’Unione Europea e dei governi che la compongono e che non impedisce certo, ma anzi favorisce l’emersione di governanti ancor più di destra come recentemente è avvenuto in Austria con Kurz.
Il democristiano Gentiloni per chiudere “cristianamente “ la legislatura alla vigilia di Natale, non ha scelto la “location” della stalla di Betlemme, (avrebbe avuto a disposizione molte “locations” della sofferenza dei poveri e delle classi lavoratrici italiane ed indigene), ma insieme alla ferrigna Ministra della difesa, Pinotti, ha parlato sul ponte della Nave Etna in concomitanza con l’operazione propagandistica e di facciata di Minniti del trasporto in aereo di 162 migranti da Tripoli a Roma per consegnarli alle strutture chiesastiche.
La Nave Etna agisce nell’ambito di Eunavfor Med Operazione Sofia, cioè di Frontex, l’operazione europea volta a ricacciare gli “invasori” che fuggono dalla miseria e dalla guerra.
Che cosa ha detto e proposto di fare Gentiloni?
Dopo aver spiegato che l’Italia è il paese che maggiormente ha investito dopo gli USA forze militari in Iraq, ha affermato che dopo la liberazione di Mosul dall’ISIS è ora possibile – e lo proporrà a governo e Parlamento – spostare una parte di quelle truppe italiane in Niger, in stretto rapporto con quell’altro capo di stato ultraliberista nonché capofila dell’imperialismo francese, Macron.
Difficile riscontrare in queste scelte una coerenza con lo spirito natalizio di pace. L’ipocrisia e il cinismo di questi governanti è veramente disgustevole. L’obiettivo è fin troppo chiaro: disporre direttamente di forze militari in Africa per bloccare le migrazioni nel cuore stesso del continente. Ma in realtà l’obiettivo va ben al di là del semplice respingimento dei migranti. Lo ha spiegato Gentiloni stesso negli stessi termini con cui già 10 anni fa l’allora ministro degli esteri D’Alema l’argomentò in Parlamento : “Noi tuteliamo il nostro interesse nazionale”, precisando subito dopo come foglia di fico: “lo facciamo sempre in amicizia con gli altri paesi”.
Naturalmente tutto questo viene presentato come lotta al terrorismo e ai trafficanti, vantandosi del fatto che l’Italia abbia accolto migranti, (ma è il caso di dire “aveva accolto”) molto più di altri paese, in primo luogo per la sua posizione nel Mediterraneo, e spiegandoci “che la missione ha la funzione di formare personale che consenta alle autorità libiche un controllo maggiore dei loro confini: Lo facciamo contemporaneamente lavorando attraverso le agenzia Onu per garantire condizioni umane a chi, attraversando l’Africa, si trova da anni in Libia”.
Ecco la ridicola difesa, anzi la sfacciataggine di un capo di governo che proprio nelle settimane scorse insieme ai suoi colleghi europei è stato denunciato da Amnesty International di complicità in terribili abusi contro i rifugiati e i migranti in Libia.
“Centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti spesso in combutta per ottenere vantaggi economici. Decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa.“I governi europei non solo sono pienamente a conoscenza di questi abusi, ma sostengono attivamente le autorità libiche nell’impedire le partenze e trattenere le persone in Libia. Dunque, sono complici di tali crimini”.
Il quadro che abbiamo davanti non è quello della natività nella stalla, ma della fuga in Egitto e il ruolo di Gentiloni e dei suoi sodali europei non è quello dei Re Magi, ma di Erode e della strage degli innocenti.
Torniamo all’affermazione di Gentiloni sulla difesa degli interessi italiani per spiegare che essa va letta in questo modo: noi difendiamo gli interessi dell’imperialismo italiano, gli interessi delle nostre multinazionali e lo facciamo in accordo con la Francia per i comuni obiettivi e cercando di non pestarci i piedi”.
Sono in tanti, dalla Francia alla Cina, agli Usa, agli Emirati Arabi Uniti, ed ora anche l’Italia che hanno interesse ha mettere mano alle risorse di quel continente con una nuova politica neocoloniale.
Lo spiega Antonio Moscato ne “Le sante feste dell’ipocrisia”:
Cosa vuol dire “forza-paese”? Ce ne accorgeremo presto. L’imperialismo italiano, che nel 2016 ha scavalcato molti paesi diventando il terzo paese tra quelli che investono in Africa (dopo la Cina e gli Emirati Arabi Uniti), ha bisogno di consolidare la sua posizione rispetto ai concorrenti”.
Ecco quali siano le ragioni profonde che muovono le azioni del governo italiano in difesa degli interessi dei capitalisti e delle loro aziende. Ecco perché decine di miliardi di euro continuano ad essere sperperati nelle spese militari e nelle missioni italiane in tanti paesi nel mondo.
Nel frattempo i migranti continuano a morire in Libia e nel mare Mediterraneo, dove i traghettamenti sono ripresi perché non si può mai fermare veramente, neppure con i mezzi più cinici e violenti, chi fugge da situazioni disperate di orrore. I presunti corridoi umanitari di Minniti esistono solo nella sua propaganda in vista delle elezioni; dobbiamo più che mai batterci per imporne la realizzazione come decisivo strumento per mettere in salvo migliaia di vite umane.
Il Presidente della Repubblica sta per sciogliere le Camere e ci si avvia a una campagna elettorale dove ci si può aspettare di tutto dalle forze maggiori in campo, dalla tante forze e pulsioni di destra che attraversano il paese.
Una forza alternativa alle politiche del liberismo e al capitalismo non può non avere al centro della sua battaglia politica la denuncia delle politiche imperialiste del nostro paese, la lotta contro le spese militari, la battaglia per l’apertura delle frontiere, per l’accoglienza dei nostri fratelli e sorelle migranti, la loro salvezza da quelle guerre e quella miseria che i paesi occidentali hanno alimentato, in stretta connessione con le classi dominanti locali corruttibili e corrotte dai nostri governi.
E’ questo un compito che la coalizione appena nata di “Potere al Popolo” deve saper svolgere con grande attenzione e forza partendo da quanto ha scritto nel suo programma con la denuncia dell’immenso spreco di risorse per la guerra: “una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali. La fuoriuscita dai trattati militari è la condizione per impedire il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre imperialiste del XXI secolo, per una sostanziale riduzione delle spese militari, lo smantellamento delle armi nucleari e delle basi militari, per una politica di disarmo, neutralità e cooperazione internazionale.
E più avanti la coalizione chiede coerentemente “l’abolizione del regolamento di Dublino III, delle leggi Minniti-Orlando e di tutte le leggi razziste che lo hanno preceduto”; affermando che: “È necessario un discorso solidale e di alleanze fra sfruttati che porti all’estensione dei diritti sociali per tutte/i, cittadini italiani e migranti. E’ necessario dare accoglienza e diritti tanto ai richiedenti asilo che stanno giungendo dal 2011 quanto alle cittadine e i cittadini migranti residenti da anni in Italia”.

 

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