Pubblicati su 6 luglio 2018
di Gippò Mukendi Ngandu
Dopo il blocco dei porti e il vertice di Bruxelles che hanno
confermato il cinismo dei 28 governi dell’Unione europea a servizio
delle classi dominanti, Salvini ne è uscito rafforzato nell’imprimere
un’accelerazione alla stretta repressiva contro i migranti.
Il ministro degli interni ha seguito l’esempio della così tanto
vituperata Germania che, attraverso l’accordo tra la Merkel e Seehofer,
il cosiddetto Migration Masterplan, ha avviato una vera e
propria guerra al diritto d’asilo prevendendo i blocchi della frontiera
anche per chi è provvisto di asilo rilasciato nell’area Ue, nonché il
trasferimento degli aventi diritto all’asilo nei paesi in cui ne hanno
fatto richiesta.
Allo stesso modo il ministro degli interni ha rincarato la dose
puntando ad una vera e propria stretta persino nel riconoscimento dei
permessi umanitari.
L’ultima circolare del Viminale, infatti, chiede ai prefetti, alla
commissione per il diritto d’asilo e ai presidenti delle sezioni
territoriali per il riconoscimento della protezione umanitaria di
restringere al massimo la concessione di questi permesso. Si tratta di
un atto razzista che non può essere assolutamente sottovalutato che
evidenzia i tratti fascisti di Salvini e della Lega.
Stavolta ad essere colpiti saranno soprattutto donne e bambini,
persone malate per aver affrontato impervie attraversate, subito
torture, prima di poter giungere nel nostro paese. Per Salvini occorre
ridurre queste concessioni. Ricordiamo che tra il gennaio e il maggio
del 2018 sono state accolte solo 11.000 domande tra le 40.000 richieste a
dimostrazione del fatto che, in realtà, non vi è mai stata una vera e
propria indulgenza.
Siamo di fronte a provvedimenti che assumono alcuni dei tratti tipici del fascismo.
Il ministro Salvini incarna le diverse forme di razzismo sviluppatesi
nelle società capitalistiche, in particolare in Europa e negli Stati
Uniti. Razzismo biologico-genetico e razzismo culturale convivono nel
leader della lega. Per Salvini e i suoi seguaci le razze esistono
eccome! E sono socialmente e naturalmente diseguali.
Gli immigrati, ma anche i Rom o i Sinti, sono accusati di importare
ogni sorta di brutalità dai loro paesi, incarnano il male, esportano
criminalità, terrorismo, malattie, comportamenti naturalmente devianti.
In un intervento alla Commissione d’inchiesta costituita dal
Parlamento europeo nel 1985, “Sulla reviviscenza di fascismo e razzismo
in Europa”, riproposto da Movimento operaio , Ernest Mandel notava che “i
processi che portarono alla formazione di un regime fascista sono
definiti innanzitutto dall’ascesa di un nazionalismo estremo (al limite
dell’isteria), di un razzismo crescente e da una maggiore componente di
elementi irrazionali, “magici” e mitici in politica, ovvero diminuiscono
la sensibilità del cittadino medio verso la violenza e l’ingiustizia e
la sua disponibilità ad opporvisi attivamente”.
Questi elementi stanno via via penetrando in larghi settori sociali
del nostro paese così come di tanti Stati dell’Ue. Accresce così
l’insensibilità di fronte alla strage quotidiana che avviene nel
mediterraneo; l’indifferenza nei confronti degli sfruttati, che si
traduce anche nella condanna di vuole combattere o persino porre un
freno alle ingiustizie crescenti. È sempre bene non dimenticare che tra
il 2014 e il 2017 sono naufragate e morte quasi 15.000 persone.
Si assiste ad un vero e proprio processo di disumanizzazione
che spinge persino diversi settori provenienti dalla sinistra di classe
se non a simpatizzare, ad esprimere indulgenza verso quelle forze
politiche che non fanno altro che alimentare l’odio e il razzismo per
coprire quelle politiche di sfruttamento che colpiscono assieme la
classe operaia autoctona e la nuova classe operaia giovane e immigrata.
Certo queste forze hanno un consenso popolare, determinatosi anche
grazie al fallimento delle forze socialdemocratiche che hanno gestito le
politiche di austerità. Non si può dimenticare che nel capitalismo il
razzismo esprime, tuttavia, un rapporto sociale materiale fatto di
oppressione di classe, prima che essere un’espressione ideologica che lo
naturalizza e in quanto tale è una forza di conservazione
dell’oppressione di classe attraverso la sua divisione.
Razzismo e autoritarismo, in realtà, sono sempre più funzionali ad
una borghesia, sempre più priva di prospettive future. Per i loro
profitti l’unica soluzione è la drastica riduzione delle prestazioni
sociali, dei salari, colpire il diritto allo sciopero sino a renderlo
impraticabile, restringere i diritti sindacali. Per ottenere ciò l’arma
migliore è la divisione della classe lavoratrice, impedire che possa
costituire.
Il Pd ha aperto la strada al clima che si sta diffondendo nel paese, alla Lega e a Salvini.
La legge Minniti ha alimentato i sospetti verso tutti gli immigrati
agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica diffondendo il veleno
razzista nella società, ha rafforzato quelle politiche securitarie che
nei fatti legalizzano la violenza poliziesca. Il Pd ha con coscienza
lavorato perché non fosse organizzato il sostegno e la solidarietà nei
confronti dei migranti presente in una fetta ancora grande del paese, ma
anche del movimento operaio. Non a caso le organizzazioni ancora più o
meno collaterali, come il più grande sindacato italiano, la Cgil,
oppure l’Arci non hanno messo in campo nessuna vera mobilitazione di
massa contro quei provvedimenti che hanno condannato ai lager libici
migliaia di profughi, nonché reso sempre più drammatiche le attraversate
di donne, bambini e uomini che fuggivano dalla guerra, da fame, miseria
e carestie. Spesso si sono limitate a differenziare gli immigrati in
categorie: rifugiati, esiliati, migranti economici, richiedenti asilo.
L’unica richiesta è stato il rispetto delle convenzioni internazionali
che permettono solo ad alcuni immigrati di ottenere l’asilo politico.
In realtà le norme internazionali restringono le possibilità per la
domanda dell’asilo politico. Non riconoscono, infatti, quelle per motivi
di ordine sociale, economico, climatico e si limitano ad accogliere i
casi che si collocano nella lista dei conflitti politici ufficialmente
riconosciuti. Come se la fame, la miseria e la carestia e la mancanza di
risorse non uccidessero tanto quanto le bombe.
Ora il nuovo governo raccoglie i frutti amari di quello precedente e
sta compiendo un salto di qualità. Nell’opposizione ad esso non è
assolutamente possibile fare sconti. Politiche sociali e politiche
razziste costituiscono le due facce della stessa medaglia come viene
colto nell’ultimo articolo di Franco Turigliatto.
Alcuni positivi segnali in controtendenza ci sono stati e sono
previsti. In questa direzione si è mossa la manifestazione del 16 giugno
promossa dall’Usb, Prima gli sfruttati. Sabato 7 è prevista
l’iniziativa delle magliette rosse, per “fermare per fermare l’emorragia
di umanità, a cui Sinistra Anticapitalista ha deciso di partecipare,
anche se occorre ricordare che se tra molti degli organizzatori e degli
aderenti ci fu un assordante silenzio quando uscì il decreto Minniti. A
Milano alcuni sindacati di base, tra cui la Cub e il Si Cobas hanno
organizzato una manifestazione contro razzismo e repressione con parole
condivisibili. Sabato 14 ci sarà la manifestazione di Ventimiglia per il
permesso di soggiorno europeo, un momento importante e
significativamente internazionalista che può ridare visibilità ai
migranti e rilanciare la mobilitazione per l’apertura delle frontiere e
l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non bisogna lasciare spazio all’opposizione del Pd, che con le sue
scelte ha demoralizzato, diviso la classe, alimentato le politiche
razziste.
Per questo è più necessaria la costruzione di una grande
mobilitazione capace di mettere assieme le lotte dei migranti e i
diversi movimenti di solidarietà contro l’Europa fortezze, le politiche
razziste e xenofobe. Marciare divisi è comunque oggettivamente per
l’avversario un segno della nostra debolezza. Occorrerà costruirla
assieme per impedire il progressivo intorpedimento della società e
soffocare sul nascere i germi del fascismo che vengono espressi dal
nuovo governo.
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