venerdì 17 novembre 2017

Lavorare gratis per far guadagnare qualcun altro

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO 

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Un dato incontrovertibile per quanto riguarda le riforme emanate dai governi degli ultimi anni in materia di istruzione è la progressiva tendenza all’aziendalizzazione della scuola pubblica e alla mercificazione del sapere e della conoscenza. Le proposte contenute all’interno di quella che il Governo Renzi-Gentiloni beffardamente chiama “Buona scuola” si muovono infatti tutte in questa
direzione: dal mutamento relativo alla figura del preside – sempre più assimilabile a un manager – alla parcellizzazione delle conoscenze e all’appiattimento dello spirito critico che trovano espressione nella formula delle prove INVALSI; dalla proposta di riduzione degli anni da dedicare allo studio e alla propria formazione culturale per finire con ciò che forse manifesta in maniera più lampante il carattere ideologico che sottende un tale sconvolgimento degli assetti del nostro ordinamento scolastico, l’alternanza scuola-lavoro.
Più che di riforma, ci sentiamo di poter parlare di vero e proprio attacco a un sistema che, seppur malconcio e con diversi limiti strutturali, dal dopoguerra in poi è riuscito a garantire in maniera abbastanza efficiente la diffusione del sapere e la crescita individuale e sociale. Nel processo di smantellamento della scuola pubblica, l’alternanza scuola-lavoro si configura infatti come affermazione dell’interesse di mercato sulla costruzione personale e sociale dello studente, che in questo modo diventa un soggetto da cui estrarre profitto. Non abbiamo intenzione di cedere alla logica che vede nella critica all’alternanza scuola-lavoro una questione di priorità a fronte dei mille problemi che investono il mondo dell’istruzione, bensì insistiamo nel considerare tale operazione per ciò che essa realmente rappresenta, ovvero una strategia ideologicamente connotata che, alla luce del progressivo abbassamento dell’investimento statale nella scuola – tanto sul piano formativo che su quello strutturale – si connota come un vero e proprio trasferimento di capitale, nella forma di lavoro gratuito, verso quelle imprese che fanno a gara per arruolare periodicamente ragazze e ragazzi da sfruttare con tanto di copertura legale e, soprattutto, presentandosi come realtà aperte a quel mondo giovanile che tanto utile risulta a livello di marketing. Se poi si considera il carattere temporaneo del servizio prestato in base all’accordo di alternanza, si comprende lo scarso interesse che la maggior parte delle imprese coinvolte nei progetti dedica alla formazione dei giovani, puntando invece all’assegnazione di mansioni avvilenti e spesso nulle dal punto di vista creativo e riflessivo.
Come Sinistra Anticapitalista condanniamo l’operazione “alternanza scuola-lavoro” e, con essa, l’intera “Buona scuola”, non perché – come pure è evidente – vi sarebbero interventi più urgenti da mettere in campo nel settore (non ultima la messa in sicurezza di gran parte delle strutture scolastiche), ma perché tale “riforma” si inserisce in modo socialmente drammatico in quel quadro di distruzione del settore pubblico messo in atto dai governi che si stanno avvicendando nel nostro Paese, a esclusivo vantaggio di quei privati il cui obiettivo è lo sfruttamento sul posto di lavoro.
Il 17 novembre saremo quindi in piazza per ribadire con forza la nostra opposizione contro questa ennesima forma di sfruttamento delle nostre vite!
Invitiamo tutt* gli student* a mobilitarsi e partecipare alle manifestazioni.

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